2 Febbraio 1921 : i primi 100 anni di Pietro Cascella

Il 2 febbraio del 1921, cento anni fa, nasceva a Pescara lo scultore Pietro Cascella .

Lo scultore Pietro Cascella (1921-2008) era un figlio d’arte. Erede artistico del nonno, il pittore Basilio (1860–1950) e del padre Tommaso (1890–1968), nonché degli zii Michele (1892–1989) e Gioacchino (1903-1982), con il fratello maggiore Andrea (1919-1990), Pietro appartiene alla terza generazione dei Cascella, una dinastia di artisti oggi giunta alla quinta, con il nipote Matteo Basilè (1974).

Pietro fu un giovane precoce, cresciuto sotto la guida del padre e del nonno, entrambi pittori, e Tommaso anche ceramista, dentro uno stabilimento litografico di Pescara che sarebbe diventato un laboratorio, il circolo artistico dei Cascella. In mezzo a rulli, torchi, lastre, tele e colori, Pietro muove i primi  passi, apprende le tecniche e forgia un suo gusto e un suo fare. 


Inizia con i pennelli, ma a diciassette anni lascia la casa di Pescara per trasferirsi a Roma dove frequenta, all’Accademia di Belle Arti, i corsi di Ferruccio Ferrazzi. 


Nel 1943, partecipa alla IV edizione della prestigiosa Quadriennale di Roma e subito dopo la guerra, nel 1948, viene  invitato alla Biennale di Venezia che riapriva i battenti in quell’anno.

 
Nel dopoguerra romano, assieme al fratello Andrea, Pietro  lavora la ceramica nella fornace di Valle dell’Inferno e la sera, frequenta l’Osteria Fratelli Menghi, luogo storico di incontro, tra gli anni Quaranta e Settanta del secolo scorso, per pittori, attori, musicisti e scrittori. Qui  conosce  e sposa, nel 1945, la  mosaicista trentina Anna Maria Cesarini Sforza con la quale, avrà tre figli: Benedetta,  Tommaso jr. e Susanna. Negli anni Cinquanta, con la moglie e il  fratello  Andrea,  collabora alla realizzazione dei mosaici per la sala del Cinema America di Roma. In questi anni, Cascella inizia progressivamente ad orientarsi verso la scultura e sotto l’influenza dell’artista cileno Sebastian Matta (1911–2002), assorbe ed elabora i temi del surrealismo in un linguaggio plastico di grandi volumi.  

Nel 1956, partecipa per la seconda volta alla Biennale di  Venezia e un anno dopo, vince il concorso per il Monumento di  Auschwitz eretto nel campo di Birkenau. Al primo progetto, elaborato a fine anni Cinquanta con il fratello Andrea e l’architetto madrileno Julio Lafuente, Cascella ne fece seguire altri; il monumento finale, inaugurato dieci anni dopo nel 1967, sarà firmato dall’artista  con l’architetto Giorgio Simoncini. 

Il progetto di Cascella fu selezionato tra 426 proposte, esaminate dal Comitato Internazionale di Auschwitz a cui aderivano importanti personalità della cultura europea, da Carlo Levi a Dmitri Shostakovich e Pablo Casals. La giuria era guidata dallo scultore inglese Henry Moore (1898–1986), prima, e dal critico d’arte Lionello Venturi (1885-1961), poi.

L’intervento di Cascella e Simoncini riusciva a sottolineare la drammaticità del posto senza cancellare le tracce di quello che era stato un campo di sterminio. Il Monumento rimane una delle opere pubbliche più importanti di Cascella. 

Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento, Cascella realizza numerose personali in gallerie e spazi prestigiosi. Nel 1962 espone alla Galleria dell’Obelisco (Roma) la sua opera ceramica e nello stesso anno, tiene una personale alla Galleria del Milione (Milano); nel  1965, è a New York presso la Galleria Bonino e nel 1966, è presente con una sala personale alla Biennale di Venezia, dove replica anche nel 1972. Nel 1968, è presente alla Galèrie  du  Dragon  (Parigi)  e  al  Musée d’Ixelles (Bruxelles). Nel 1971, partecipa al XXIII Salon de la Jeune Sculpture di Parigi, tiene una mostra al Palais de Beaux Arts di Bruxelles e allestisce un’ampia personale alla Rotonda della Besana di Milano.

Nel  1966, a Carrara, Cascella conosce la scultrice svizzera Cordelia von den Steinen (1941) con la quale di lì a poco,  convolerà a seconde nozze. Dal secondo matrimonio nascerà  Jacopo (1972), anche lui futuro  pittore. 
Negli anni Settanta ed Ottanta, fino alla sua scomparsa, Cascella intensifica l’attività della scultura con progetti monumentali di dimensione urbana, spesso portatori di impegno civile: l’Arco della Pace di Tel Aviv (1971), il Monumento a Mazzini di Milano (1974), quello alla Resistenza, Bella Ciao, di Massa (1979), i Due  Carabinieri  caduti, di Monteroni  d’Arbia (1983) e ancora, la Fontana la Nave di Pescara (1987), la Porta della Sapienza di Pisa (1994), per citarne solo alcuni, tutti realizzati con marmo travertino di Carrara e pietra, materiali prediletti dall’artista. 

Il 20 aprile del 2006, Pietro Cascella fu insignito della Medaglia d’Oro ai Benemeriti della Cultura e dell’Arte.  


L’artista si spegneva nel maggio del 2008 a Pietrasanta (Lucca), dove si era trasferito da qualche tempo.

Le spoglie del maestro furono deposte nel Cimitero di San Silvestro a Pescara, in una tomba di famiglia da lui stesso realizzata, che già custodiva le spoglie del padre Tommaso, della madre Susanna e del nonno Basilio.