Assegno Unico per i Figli

L’assegno unico e universale per i figli introdotto dalla manovra 2021 diventa legge con il sì definitivo del Senato.

L’assegno unico per i figli è una misura che rientra nel Family Act. Gli obiettivi che si vogliono perseguire con questa misura sono fondamentalmente tre: favorire la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere soprattutto l’occupazione femminile. Si chiama assegno universale perché si fonda sul principio universalistico, che prevede l’attribuzione dell’aiuto a tutti i nuclei familiari che hanno figli, nei limiti naturalmente delle risorse disponibili. L’assegno infatti viene modulato in base all’ISEE del nucleo familiare e all’età dei figli a carico. Per quanto riguarda le modalità di corresponsione sono previste due opzioni: il credito d’imposta o il versamento mensile di una somma di denaro.

Si chiama “assegno unico” invece perché al suo interno sono comprese tutte le detrazioni, gli incentivi, gli assegni, gli sgravi e i mini bonus già previsti per le famiglie italiane con figli, che resteranno attivi fino all’entrata a regime dell’assegno unico e universale. Misura che ha infatti lo scopo di sostituire le seguenti: l’assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli minori, l’assegno di natalità, il premio alla nascita, il fondo di sostegno alla natalità, le detrazioni fiscali contemplate dal Testo Unico delle imposte sui redditi per i figli a carico, l’assegno per il nucleo familiare e gli assegni familiari contemplati dal TU delle norme sugli assegni familiari.

L’assegno unico e universale è destinato alle famiglie con prole e viene riconosciuto a partire dal settimo mese di gravidanza fino al compimento dei 21 anni dei figli, limite di età che non è previsto se il figlio è disabile.

Esso viene riconosciuto a entrambi i genitori nella stessa misura. In assenza il beneficio spetta a chi esercita la responsabilità genitoriale. In presenza di una crisi coniugale che porta alla separazione o al divorzio, se i coniugi non si accordano, l’assegno spetta al genitore presso cui sono affidati i figli.

Hanno diritto ad accedere all’assegno unico e universale i soggetti che presentano i seguenti requisiti:

  • possesso della cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea o di uno Stato non appartenente all’Unione europea o del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o per motivi di lavoro o di ricerca, di durata almeno annuale;
  • assoggettamento al pagamento dell’imposta sul reddito nel territorio italiano;
  • residenza e domicilio con i figli a carico nel territorio italiano e per tutta la durata del beneficio;
  • residenza in Italia per almeno due anni, anche se non in modo continuativo, o titolarità di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, o determinato purché della durata minima di 2 anni.

Attenzione, i requisiti che fanno riferimento alla residenza, al soggiorno, all’accesso e alla cittadinanza possono essere derogate su richiesta dei servizi sociali e solo per un periodo limitato, a condizione che sussistano esigenze di carattere particolare. Deroga che deve essere concessa da una Commissione nazionale apposita, istituita con decreto del Ministero per la famiglia di concerto con quello del lavoro.

L’importo dell’assegno unico e universale varia in base al variare dall’ISEE del nucleo familiare e alla presenza al suo interno di più figli o di figli con disabilità. Un assegno che verrà riconosciuto a tutte le famiglie per ogni figlio, anche se sugli importi esatti occorrerà attendere i decreti attuativi. Al momento le previsioni parlano di 250 euro mensili a figlio, ma tutto dipende dalle risorse, che al momento non sono disponibili per soddisfare tutti i possibili destinatari.

L’importo dell’assegno in ogni caso sarà maggiorato rispetto a quello previsto per i figli minorenni e per quelli di maggiore età a carico se ricorrono le seguenti ipotesi:

  • se nascono altri figli dopo il secondo;
  • se le madri hanno un’età inferiore ai 21 anni;
  • se nascono figli con disabilità. In loro favore è prevista una maggiorazione non inferiore al 30 per cento e non superiore al 50 per cento, che varia in base al grado della disabilità. La sola maggiorazione viene a cessare quando il figlio disabile raggiunge i 21 anni di età, sempre che sia ancora a carico dei genitori.

Se le misure frammentate che confluiranno nell’assegno unico saranno valide con tutta probabilità fino al 30 giugno 2021 è perché la partenza dell’assegno unico per i figli è prevista a partire dal primo luglio 2021.

L’assegno unico per i figli maggiorenni, dai 18 ai 21 anni, riconosciuto in misura inferiore rispetto a quello previsto in favore dei minori, può essere corrisposto in via diretta al figlio.

Costoro però possono godere dell’assegno unico se risultano iscritti a un corso professionale o di laurea, se svolgono tirocinio o un’attività lavorativa retribuita con un importo annuale che non supera una certa soglia, se sono occupati nel servizio civile o se risultano in stato di disoccupazione e in cerca di un lavoro presso un centro per l’impiego o un’agenzia per il lavoro.

L’assegno unico e universale è compatibile sia con il reddito che con la pensione di cittadinanza, anche se naturalmente ai fini della determinazione del suo ammontare si tiene conto della quota del beneficio di cittadinanza spettante ai minori. Esso è altresì compatibile con gli aiuti erogati dalle regioni, dalle province autonome di Trento e di Bolzano e dagli altri enti locali.
La misura non preclude inoltre ai genitori di figli disabili di chiedere o calcolare prestazioni sociali agevolate, trattamenti di tipo assistenziale e altri benefici e prestazioni sociali previsti nello specifico per figli affetti da disabilità. La misura è infine compatibile con le borse lavoro che hanno lo scopo d’includere o avvicinare i disabili al mondo del lavoro.