Pensioni: le nuove prestazioni anticipate per l’anno 2024

Dal 2024, la pensione anticipata alternativa a quella Fornero si riduce a poche, rigide possibilità. Il Governo ha infatti istituito un unico Fondo per la flessibilità in uscita verso cui convergono:

  •  ex Quota 103 (62 anni di età + 41 anni di contributi con requisito minimo di assegno maturato)
  •  ex Ape Sociale (63 anni di età + 30/36 di contributi per 4 categorie di lavoratori)
  •  ex Opzione Donna (60 anni + 35 di contributi per 3 categorie di lavoratrici e sconti specifici)

L’uscita anticipata viene fondamentalmente limitata ad alcune categorie di lavoratori svantaggiati (caregiver, disoccupati, gravosi e disabili) con età anagrafica fissa di 63 anni. A tutti sono richiesti 36 anni di contributi (penalizzando i gravosi), 35 anni alle donne.

Un’eccezione alla regola è riservata a coloro che, per uscire prima, devono almeno vantare 41 anni di contributi e 63 anni di età (in pratica Quota 104):

  • se rimangono a lavoro sono “premiati” con il Bonus Maroni in busta paga (che dirotta sullo stipendio netto una quota dei contributi previdenziali),
  • se escono prima sono “penalizzati” con il tetto imposto all’importo del trattamento pensionistico fino alla maturazione del requisito pieno per la pensione Fornero.

 

Non ci sono novità per quanto riguarda la pensione anticipata ordinaria (con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi le donne) senza vincoli di età.

Ancora per il 2024 si attua il blocco degli scatti pensionistici stabilito fino al 2026: fino a quella data non ci saranno nuovi adeguamenti alle aspettative di vita per quanto concerne il requisito anagrafico. Dunque, per chi sceglie di andare in pensione prima nel 2024 con i requisiti ordinari le regole sono le stesse del 2023.

 

Anche per i Precoci resta confermata la possibilità di uscire con la Quota 41, ossia con 41 anni di contributi senza requisito anagrafico.

I lavoratori con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e almeno 12 mesi di contributi effettivi prima dei 19 anni sono considerati “precoci” e possono accedere alla Quota 41 se rientrano in una delle categorie di lavoratori ammesse:

  1.  disoccupati dopo tre mesi dalla NASpI o altra indennità;
  2.  caregiver da almeno 6 mesi di coniuge o parente di primo grado convivente con Legge 104;
  3.  invalidi civili con almeno il 74% di riduzione della capacità lavorativa accertata;
  4.  addetti a lavori usuranti o gravosi per almeno 7 anni negli ultimi 10 di attività.

 

La pensione di vecchiaia ordinaria, ossia quella basata sui requisiti previsti dalla Legge Fornero, restano di fondo gli stessi (67 anni di età e 20 anni di contributi) ma con una novità, pensata per andare incontro ai giovani con carriere discontinue e pochi contributi accumulati a fine carriera.

Per i lavoratori privi di contribuzione al 31 dicembre 1995, viene infatti eliminato il requisito che imponeva un importo minimo della pensione maturata (pari a 1,5 volte l’assegno sociale) per esercitare il diritto a pensione.

Ad oggi, questo vincolo rischiava di far slittare la pensione ai 71 anni. In futuro, con l’adeguamento alle speranze di vita programmato per il requisito anagrafico della pensione di vecchiaia (che innalzerà l’attuale età pensionabile di 67 anni), il momento della pensione rischiava di arrivare anche a 73-34 anni.

Resta invece l’importo soglia pari a 2,8 volte l’assegno sociale per i contributivi puri che vanno in pensione a 64 anni.